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10.11.10

LIBRI: L'EREDITA' DI VITTORIA GIUNTI di GAETANO ALESSI


Gaetano Alessi. E’ giornalista e scrittore, ha 33 anni, ed è siciliano. Non un particolare da poco, quest’ultimo, perché dentro la sua scrittura circolano passione, coraggio, azzardo, ironia.
Alessi nel 2007 è stato uno dei redattori volontari all’ultima Festa nazionale de l’Unità, quella al Parco Nord di Bologna. Sua è la firma in articoli di fondo che racchiudono l’anima di quella festa, forse i pezzi migliori usciti sul DiarioInFesta, le otto pagine quotidiane che accompagnarono la manifestazione del Parco Nord di Bologna.
Siamo alla vigilia della nascita del PD, ma c’è la volontà di non buttare a mare la memoria, perché la storia non è un computer dove puoi spingere il tasto reset e ricominciare daccapo. E a proposito di memoria, Gaetano ha nelle tasche una storia, una gran bella storia che meriterebbe d’essere narrata, ma ancora non si decide a tirarla fuori.
“Avevo deciso –racconta Alessi- di non scrivere più, di non portare avanti i progetti che pure avevo nel cassetto. Basta, insomma. Poi arrivo a Bologna, e le persone che incontro, l’ambiente della redazione, l’entusiasmo del gruppo, la continua crescita insieme, mi danno nuove energie”. Ed è in quel momento che Alessi  pensa a una donna. Una donna che non ha mai scritto nulla di sé, che per tanti anni non ha parlato della sua vita, degli accadimenti che la videro protagonista della nascita dell’Italia libera e repubblicana. Una donna e una storia che nessuna aveva finora mai raccontato.
Nasce così “L’eredità di Vittoria Giunti”, un libro originale anche nella forma: intervista, ricordi, fotografie, testimonianze sulla vita di una donna del continente, fiorentina di nascita, cresciuta a Roma e poi milanese e infine siciliana.
Un libro breve, 44 pagine appena, che ha la carica di un pamphlet politico, la buona scrittura del miglior giornalismo e perfino, a tratti, l’emozione del romanzo, e, a sorpresa, un finale struggente, non tanto per la morte di Vittoria, a quasi novant’anni, nel 2006,quanto invece nella riflessione dell’autore, legato alla donna da affinità intellettuale, passione politica, e comune morale civile.
Gaetano AlessiScrive Alessi: “Scendendo con tristezza le scale di Palazzo Montaperto, che tante volte avevo salito con gioia, ho la certezza che queste mura tra breve non risuoneranno più della voce di Vittoria Giunti. Salutandola per l’ultima volta mi torna in mente una frase di uno scrittore uruguayano, Jose Enrique Rodo: “far sentire il bello è un’opera di misericordia”. L’aria è tiepida al tramonto, la campagna di Raffadali ha i colori della primavera. Vittoria amava molto questi luoghi. (…) A me non resta che il dono di averla conosciuta e il rimpianto di ‘non esser stato suo coetaneo’ “.
  “Questo libro –spiega Gaetano Alessi – è, innanzitutto, un seme piantato nel ricordo, nella memoria più bella dell’Italia. Vittoria è un personaggio che, a mio parere, rappresenta l’idea della sinistra italiana. Lei, partigiana, ottima matematica (aveva frequentato l’Istituto di Alta matematica di Roma) aveva davanti a sé un futuro sia accademico sia parlamentare, e semplicemente scelse di rimanere in Sicilia, prima donna sindaco dell’isola, nel 1956, nel comune agrigentino di Santa Elisabetta; scelse di lavorare in Sicilia, di amare e di dedicarsi al popolo siciliano".

di Giovanni Belfiori

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